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Trash art: l’arte visiva contemporanea incontra l’ambiente

“Riciclare ad opera d’arte” è l’attuale tendenza dello scenario artistico internazionale. L’obiettivo è quello di sfruttare la creatività a vantaggio del riutilizzo dei rifiuti: ciò che sarebbe destinato alla discarica viene rivitalizzato attraverso creazioni green e originali.

Henrique Oliveira, "Baitogogo", ospitata fino al 9 settembre 2013 a Palais de Tokyo in occasione di "Nouvelles Vague del Palais de Tokyo”.

L’arte è da sempre il riflesso della realtà. Gli artisti esprimono la quotidianità, con le loro opere, accentuandone particolari condizioni. I cambiamenti socio-culturali (e anche climatici, adesso) trovano riscontro nell’arte che ne raffigura gli aspetti salienti e maggiormente rappresentativi. L’inquinamento ambientale e la crisi climatica stimolano l’attenzione degli artisti (noti e non) del nostro secolo e lo sviluppo della “Trash Art” (spazzatura + arte) ne è la testimonianza.

La Trash Art è considerata l’evoluzione di una forma d’arte chiamata “Arte del frammento” fondata nel 1918 da Kurt Schwitters: collages e assemblages di biglietti d’autobus, pezzi di legno, tessuti, etichette e rifiuti vari sostituiscono le normali vernici nelle opere dell’artista tedesco.

Molti artisti dell’epoca contemporanea si sono ispirati ai “grandi” del passato riciclando i prodotti di scarto per dare ad essi l’opportunità di essere, altresì, rivalutati e apprezzati. La nobile tendenza si prefigge lo scopo di svolgere una “lotta artistica” contro il degrado ambientale ed in particolar modo contro l’accumulo dei rifiuti, talvolta di difficile smaltimento. I materiali – indirizzati alla discarica – come plastica, legno, carta e rifiuti vari vengono rivitalizzati in opere d’arte innovative e green, cioè vicine alla natura attraverso il riciclaggio.

I dati ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sul Rapporto rifiuti urbani per l’anno 2020 attestano un calo del 3,6% rispetto al 2019: i rifiuti urbani prodotti in Italia nel 2020 ammontano a 28,9 milioni di tonnellate rispetto a 30 milioni di tonnellate del 2019. In media ogni cittadino produce 488 chilogrammi di rifiuti all’anno, in Italia. Questi dati, apparentemente incoraggianti, sono influenzati delle limitate attività socio-economiche avutesi nell’ultimo biennio e pertanto determinati dalle restrizioni imposte dalla pandemia.

Scopriamo insieme come l’arte incontra l’ambiente grazie alle creazioni di artisti che, impiegando rifiuti urbani, uniscono l’utile al dilettevole: esprimere le proprie emozioni prendendosi cura dell’ambiente.

Henrique Oliveira realizza grandi installazioni, quadri e sculture da scarti legnosi di ogni tipo: staccionate, legno marcescente, scarti di lavorazione, mobili in legno abbandonati in prossimità dei cassonetti. Attratto dalle affascinanti e tipiche venature del legno (assimilabili a quelle dell’uomo), l’artista brasiliano è noto per la creazione delle “installazioni vegetali” che egli considera come lo sforzo irruente della natura di sottrarsi alle costrizioni urbane alle quali è sottoposta e per le quali, spesso, è destinata a perire.

Annarita Serra è riuscita a conciliare l’esigenza di esprimere la propria arte (attraverso quadri e sculture) con il bisogno di tutelare l’ambiente marino dall’inquinamento procurato dal deposito di rifiuti plastici: “Avevo due sogni nella mia vita: lavorare con l’arte e salvare il mare. Ho scoperto negli anni, che uno dei due mi aiuta a realizzare l’altro, che l’arte mi aiuta a salvare il mare. So che lo sto facendo perché oggi, dopo vent’anni, non sono più sola”, afferma l’artista italiana di origini sarde.

Annarita Serra, Il Cappellaio Matto, (cm 90 x 90) Plastica dal Mare 2012.

Arturo Bordalo, in arte “Bordalo II”, utilizza vecchi pezzi di automobili, biciclette, piccoli elettrodomestici non più funzionanti e, in generale, tutti i rifiuti che si possono trovare per strada, per testimoniare l’idea dell’arte come simbolo di un mondo consumista al quale egli, con la sua Street art, vuole lanciare un messaggio: porre l’attenzione sulla sostenibilità, sulla ecologia e sulla conservazione della biodiversità fortemente minacciate dalla crisi ambientale di cui l’uomo – incline al consumismo e allo sfruttamento intensivo delle risorse offerte dalla natura –  è sicuramente responsabile; l’artista ricrea la natura per mezzo di quei materiali che compromettono il suo equilibrio. In zone degradate, Bordalo II riproduce grandi animali, colorati e tridimensionali, conosciuti come “Trash animals” e l’opera “The Bear”, a Torino, ne è un esempio.

Bordalo II, L’Orso, Torino.

Le opere elencate e brevemente descritte racchiudono un significato tutt’altro che trash. L’arte contemporanea, priva di regole, cerca di contenere gli effetti negativi dell’eccessivo sfruttamento dei materiali tramite il recupero degli stessi. È difficile rendere bello ciò che inquina e che ormai non serve più, ma l’uomo con ingegno e creatività è capace anche di questo.

Tutta la grande arte nasce da un senso di indignazione.
(Glenn Close)

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