Citizen Science, la scienza partecipativa che coinvolge i cittadini

Scienziati e cittadini insieme per raccogliere e analizzare dati su ambiente, natura e animali

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Nathan Anderson on Unsplash

I progetti di citizen science possono essere una risposta efficace alle tendenze attuali: infatti, da una parte il mondo della ricerca scientifica si è aperto maggiormente alle tematiche relative all’ambiente e alla cittadinanza, ma trova diverse difficoltà, soprattutto nell’ottenere finanziamenti e risorse da impiegare nell’attività di ricerca; dall’altra i cittadini sono mediamente più colti e possono essere degli ottimi collaboratori nello studio dell’ambiente nel quale si trovano a vivere.  

La citizen science è un termine recente, ma in realtà viene messa in pratica da più di un secolo. Dal 1900, infatti, si fece riferimento all’aiuto dei cittadini per conteggiare gli uccelli nel periodo natalizio, su invito della National Audubon Society negli Stati Uniti.

Con questo termine si intende tanto il ruolo dello scienziato che ha il compito di coinvolgere il pubblico, quanto la formazione scientifica della cittadinanza, che si troverà formata da citizen scientist. In effetti si viene a creare una collaborazione stretta tra la comunità scientifica e la cittadinanza per portare avanti dei progetti e delle attività di ricerca scientifica: l’obiettivo principale è la raccolta sistematica di dati con l’aiuto dei cittadini e l’analisi degli stessi da parte del personale specializzato. Se da un lato questo comporta maggiori possibilità per l’analisi e per la verifica di fenomeni naturali, dall’altro si viene anche a creare una scienza partecipata con una maggiore consapevolezza e conoscenza da parte dei cittadini. 

In qualche modo, la diffusione del sapere scientifico diventa più pienamente pubblica e “democratica”. Non solo: un cittadino più consapevole è anche un cittadino molto più attento all’ambiente; educare ed istruire il cittadino ha l’enorme vantaggio di migliorarne l’approccio alla natura e alle tematiche ambientali. 

I partecipanti possono partecipare in quattro diverse modalità, in base al tipo di ricerca: contributivo, collaborativo, condiviso ed estremo. Nella citizen science contributiva rientrano la raccolta dei dati, la collaborazione a registrare parametri ambientali indossando dei sensori e l’inserimento di dati in appositi database. Il citizen scientist collaborativo, invece, coadiuva anche nell’interpretazione dei dati; se, invece, è partecipe anche nella fase di definizione del problema, si può definire condiviso. In ultimo, la partecipazione a tutte le fasi del progetto, dalla definizione del problema all’interpretazione dei dati, viene definita citizen science estrema.

Oggi sono in essere molti progetti di citizen science, che vanno dall’astrofisica alla medicina, dalla biologia alle neuroscienze, dall’informatica all’astronomia. Si passa dai progetti di monitoraggio ambientale in aree metropolitane alla co-creazione e conduzione di progetti con tribù indigene in aree remote del pianeta.  

In Europa l’ECSA (European Citizen Science Association), costituita nel 2014 a Berlino, si occupa di identificare, sviluppare e promuovere le migliori pratiche e le eccellenze in tema di citizen science a livello europeo. Nel mondo ci sono inoltre la CSA (Citizen Science Association), di portata internazionale, e la ACSA (Australian Citizen Science Association).  

Un recente progetto di citizen science è quello portato avanti dall’assessorato all’Ambiente del Comune di Genova con la collaborazione del Museo di Storia Naturale “G. Doria”, del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ambiente e della Vita dell’Università di Genova (DISTAV) e dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Ligure (ARPAL). 

Con l’aiuto volontario dei cittadini si provvederà a registrare l’avvistamento dei parrocchetti e dei pappagallini (specificando luogo, data e ora e inviando anche una foto per una sicura identificazione della specie) che hanno colonizzato, a partire dagli anni Settanta, moltissime aree verdi della città, in particolar modo sulla costa, ma negli ultimi tempi anche all’interno e a quote maggiori. I dati confluiranno nell’Osservatorio della Biodiversità Ligure – Li.Bi.Oss., una banca dati regionale gestita dall’ARPAL, accessibile liberamente da qualsiasi utente. Ovviamente i cittadini, che parteciperanno alla raccolta dei dati, saranno aggiornati sul prosieguo e sull’esito della ricerca.

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