Perché la dieta non va in vacanza?

La risposta a questa domanda va ricercata in primis nell’etimologia della parola “dieta” ed è intrinseca in esso, ma va anche indagata partendo da un altro interrogativo “perché mangiamo?”

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© Julie-Aagaard on Pexels

“Dieta” dal latino “diaeta”, a sua volta dal greco “δίαιτα”(dìaita), significa “modo di vivere”.  Significato etimologico che colloca la dieta, il nostro modo di mangiare, nel capitolo ben più ampio e denso di valore, dello stile di vita. Assistiamo, invece, ad una distorsione di questo autentico significato, in quanto la parola “dieta” si coniuga spesso con altre parole, quali “restrizione”, “fame”, che si allontano dall’equilibrio alimentare e fanno approdare sul piano della privazione di alimenti graditi e della libertà nelle scelte alimentari.

Nulla di più errato se abbiamo chiaro che, alla luce del binomio dieta-salute, come la salute non va in vacanza, così la dieta non va in vacanza. È vero che aperitivi, gite fuori porta, giornate al mare e occasioni conviviali sono parte integrante delle giornate estive, ma non saranno tali avvenimenti ad invalidare comportamenti alimentari corretti mantenuti durante il resto dei giorni o dei momenti della giornata alimentare caratterizzanti la stagione più calda dell’anno.

Mangiamo, infatti, anche in estate e mangiamo soprattutto perché mangiare ci serve per vivere: ogni giorno è necessario soddisfare il fabbisogno di energia e nutrienti attraverso l’introito di una certa quantità di cibo che varia da persona a persona, a seconda di vari fattori, tra cui il sesso, l’età, la composizione corporea ed il dispendio energetico.

Mangiare nella maniera corretta è fondamentale per la nostra sopravvivenza; è tuttavia necessario considerare che introduciamo nel nostro organismo non solo calorie, ma anche molecole. I grassi, le proteine e i carboidrati costituiscono le tre principali fonti di energia (macronutrienti) fondamentali nella nostra alimentazione. Le vitamine e le sostanze minerali (micronutrienti), invece, non hanno funzione energetica, ma sono tuttavia indispensabili per l’attivazione del nostro organismo e per il mantenimento di alcune sostanze presenti nel nostro corpo.

Mangiare è dunque una necessità legata al mantenimento del nostro corpo e dello stato di salute, oltre che la strada per la prevenzione, ossia l’insieme delle misure finalizzate a prevenire l’insorgenza delle malattie, agendo sulla riduzione dei fattori di rischio, che hanno a che fare con lo stile di vita di ciascun soggetto. E’ importante infatti alimentarsi in maniera corretta per prevenire alcune malattie cronico-degenerative, rispetto alle quali la corretta alimentazione (e nutrizione) rappresenta un significativo fattore (ambientale) di rischio modificabile. Il cibo è in grado di apportare al nostro organismo sostanze bioattive aventi proprietà salutari, antiossidanti ed antinfiammatorie ad esempio, garantite da scelte alimentari consapevoli, improntante altresì sulla qualità dei prodotti che portiamo in tavola.

Qualità e quantità sono concetti strettamente connessi tra loro: mangiare troppo poco o in maniera squilibrata si ripercuote sulla nostra salute e sulle funzionalità del nostro organismo. Quando mangiamo troppo succede che l’energia in eccesso e quindi le calorie vengano trasformate in tessuto adiposo (grasso). Ecco perché troppe calorie determinano un aumento di peso. Al contrario quando mangiamo in maniera adeguata il corpo utilizzerà tutte le riserve di grasso, riducendo in questo modo il peso e la massa grassa.

Mangiamo anche per il piacere di farlo: in effetti quando ingeriamo qualcosa di particolarmente gradito il nostro cervello rilascia dopamina, la molecola della ricompensa e del piacere. L’esperienza culinaria viene percepita come piacevole e ricordata come gradevole, con conseguente tendenza a reiterarla.

L’alimentazione è anche “amore” e condivisione fin dalle prime fasi della vita: l’allattamento, infatti, racchiude in sé uno scambio relazionale e veicola messaggi affettivi, oltre che sostanze nutritive. Attraverso tale atto, il nascituro si nutre e percepisce l’amore della madre, così che questo primo scambio tra madre e bambino diviene una vera e propria forma di comunicazione.

L’atto del mangiare si riveste di valenze sociali, attraverso le quali si può riconoscere, accettare o rifiutare l’altro, condividere con l’altro. Ed ecco che il significato conviviale del cibo si fa strada, insieme alla celebrazione delle tradizioni, che sono veicolate proprio attraverso la condivisione a tavola: durante le feste, gli eventi come i matrimoni e compleanni, l’atto del mangiare diviene la colonna portante dell’incontro con gli altri, dello scambio di parole, di sorrisi e di emozioni tra i partecipanti.

Tale condivisione in estate si fa più frequente e questo può far percepire un allontanamento dalle sane abitudini, ma non dimentichiamo che la stagione estiva si presta bene a regalarci momenti di relax e di pausa dal veloce ritmo quotidiano come nessun’altra stagione: una passeggiata di buon mattino in riva al mare o in acqua, difficile da ripetere per il resto dell’anno, è un’occasione unica per contribuire al benessere della mente e del corpo, aiutando anche ad aumentare il dispendio energetico, al fine di minimizzare o annullare l’effetto del surplus calorico che può derivare dai pasti fuori casa.

Portiamo a tavola tutte le valenze positive del cibo durante tutto l’anno, con la consapevolezza che ogni atto alimentare può essere un passo verso uno stato di benessere e salute anche in estate!

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