Da Santo Stefano di Sessanio a Rocca Calascio: trekking tra storia e natura

Passeggiata nella perla d'Abruzzo, tra paesaggi mozzafiato e rovine di vecchi castelli

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Al margine di Campo Imperatore, il vasto altopiano definito dal noto alpinista Fosco Maraini come il “Piccolo Tibet”, sorgono alcuni dei borghi fortificati e dei castelli più famosi dell’Appennino.

L’area era molto apprezzata nel Medioevo per il fiorente allevamento ovino e, conseguentemente, per la lavorazione della lana; per questo motivo la famiglia fiorentina dei Medici aveva acquisito queste terre e questi feudi nel 1579. Suggestivo è il cammino che si può intraprendere a piedi da Santo Stefano di Sessanio a Rocca Calascio, luogo simbolo dell’area con la sua magnifica fortezza.

Santo Stefano di Sessanio, piccola perla d’Abruzzo, è un borgo fortificato arroccato su una collina a 1251 metri; il borgo conserva le case e le strade in pietra calcarea, offrendo uno scorcio di indefinibile bellezza sull’architettura di età medievale.

Sul borgo dominava da sempre la Torre Medicea, a forma cilindrica, con lo stemma della famiglia fiorentina; a causa del terremoto del 2009, però, la torre con molti altri edifici è crollata. Nel borgo ci si può muovere per scalinate e stradine attraverso case in pietra e antiche chiese e alla scoperta delle case-mura che circondano l’abitato; provviste di poche finestre fungono da fortificazione del borgo.

Seguendo la strada provinciale per Calascio per circa un chilometro, sulla sinistra appare una strada sterrata con segnavia bianco-rossi; dopo alcuni metri lungo questa strada, bisogna continuare a destra per un sentiero che sale attraverso un ampio crinale erboso fino al cocuzzolo del Monte delle Croci (1458 metri), da cui è possibile vedere il castello di Rocca Calascio. Scesa una larga sella, si risale verso l’oratorio rinascimentale della Madonna dei Monti, detta anche chiesa di Santa Maria della Pietà.

La chiesa è stata probabilmente costruita su una preesistente edicola rinascimentale ed ha una struttura esterna a pianta ottagonale. Il portale principale, chiuso da una porta lignea, è in stile barocco. L’edificio si trova sul luogo dove, secondo la tradizione, la popolazione sconfisse una banda di briganti che, provenienti dal vicino Campo Imperatore nello Stato Pontificio, stavano per imperversare nei possedimenti della famiglia Piccolomini.

Per un crinale di erba e rocce si arriva al castello di Rocca Calascio, una suggestiva torre d’avvistamento fortificata. Dopo esser rimasti disabitati, negli anni ’80 Rocca Calascio e l’abitato circostante sono stati pazientemente recuperati e oggi è possibile trovare qui, tra le tante abitazioni diroccate, alcune strutture ristrutturate, dove è possibile sostare o soggiornare. La Rocca ha subìto vari lavori di consolidamento, che permettono di visitarla, godendo anche di una incredibile vista sul paesaggio abruzzese.

Il castello ha origini antiche, quando già attorno all’anno Mille in questa zona sorgeva un imponente sistema di avvistamento, che dagli Appennini giungeva sino al mare; la fortificazione permetteva il controllo del territorio sia dal punto di vista difensivo, sia per quanto riguarda i percorsi legati alla transumanza. Nel 1463 la rocca passò ad Antonio Todeschini della famiglia Piccolomini, che dotò la struttura della cinta muraria in ciottolame e quattro torri di forma cilindrica con merlatura ghibellina.

Nel 1703 si verificò un violento terremoto che danneggiò il castello e distrusse quasi interamente il borgo sottostante, che aveva già subito le distruzioni causate dai terremoti del 1348-49 e del 1461; fu ricostruita solo la parte bassa del borgo medievale, mentre il resto della popolazione trovò rifugio più a valle, nell’attuale abitato di Calascio. Nei decenni seguenti, terminata la sua funzione strategica, la rocca andò in declino e fu progressivamente abbandonata fino a risultare completamente disabitata nel 1957.

La notorietà di Rocca Calascio è dovuta anche ai numerosi film che sono stati girati qui, grazie proprio alla bellezza del luogo e della Rocca stessa; il più famoso è sicuramente Lady Hawke, ma vi è stato ambientato anche il film Il nome della rosa con Sean Connery.

Nella zona è possibile anche gustare i tanti piatti della tradizione abruzzese, grazie anche a coloro che hanno saputo valorizzare un patrimonio che rischiava di andare perduto.

Ritornando all’oratorio della Madonna dei Monti, si può proseguire per il lago Racollo, che scende a traversare una strada sterrata e prosegue sul crinale della Cima delle Serre fino a un piccolo valico, dove si raggiunge la strada asfaltata che collega Santo Stefano di Sessanio con Campo Imperatore. Piegando a sinistra per un itinerario segnato in bianco e rosso si torna al borgo di Santo Stefano di Sessanio, passando per la chiesa della Madonna del Lago, una chiesa poco fuori dal centro abitato. Risalente al XVII secolo, il piccolo edificio religioso sorge sulle rive di un piccolo laghetto; la struttura è stata danneggiata dal terremoto del 2009.

Un itinerario adatto per una passeggiata a piedi di facile approccio, percorribile nei mesi che vanno dalla primavera all’autunno; un percorso completamente immerso nella natura e circondato dai panorami delle spettacolari vette del Gran Sasso, della Majella e del Sirente.

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