Greenwashing e finanza: i green bond che fanno bene all’ambiente

Cresce la domanda di investimenti che finanziano progetti sostenibili, ma come riconoscere i green bond e gli investimenti che fanno bene all'ambiente?

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Il termine “greenwashing” non è recente. Già nel 1986 l’ambientalista Jay Westerveld usava questo termine per raccontare della sua esperienza nelle isole Fiji. L’hotel dell’isola comunicava di proteggere la barriera corallina suggerendo ai clienti di riusare gli asciugamani: ma la finalità del hotel era quella di risparmiare sui costi. Jay chiama il “greenwashing” l’atto di pretendere di proteggere l’ambiente quando la finalità principale è aumentare il profitto.

Il mercato dei green bond

La finanza green è cresciuta molto negli ultimi anni: l’idea è quella di stanziare fondi a costi bassi per finanziare progetti che hanno un impatto positivo a livello ambientale. I rischi ambientali cambiano di continuo, di pari passo ai cambiamenti climatici, creando una domanda sempre più elevata di investimenti che finanziano progetti sostenibili e impatto ambientale positivo.

Il mercato dei soli bond climatici certificati ha ampiamente superato i 150 miliardi di dollari in termini di emissioni. Se parliamo più in generale di green bond invece, solo nel 2019 ne sono stati emessi circa 259 miliardi di dollari.

Il rischio del greenwashing

Il greenwashing in finanza vuol dire usare questi fondi per finanziare progetti che hanno pochi o nessun beneficio ambientale. Come è possibile? Cominciamo subito a chiarire il concetto: ci sono delle associazioni che hanno creato dei standard elevati per verificare se una determinata emissione obbligazionaria è in linea con gli accordi di Parigi. Se la banca che fa da tramite tra emittente e mercato per emettere il bond (si dice che “colloca” il bond) coinvolge anche queste associazioni terze (quindi estranee e indipendenti rispetto all’emittente o alla banca che le colloca), in caso di esito positivo dell’analisi il bond riceve una certificazione di conformità (Certified Climate Bond).

Fonte https://www.climatebonds.net

Come possiamo notare però dai numeri di prima, solo una percentuale delle emissioni “green” sono certificate, perché la decisione se far certificare l’emissione obbligazionaria o meno è facoltativa e non obbligatoria. Su alcuni progetti probabilmente i criteri vengono lo stesso rispettati anche se non certificati, ma probabilmente non su tutti. Ecco che di fatto questo è un caso di greenwashing finanziario: posso associare alla mia azienda il termine “green” vista la sensibilità del mercato sul tema anche se i fondi raccolti serviranno per la mia operatività normale di sempre, né più né meno di quanto facessi prima.

Cosa possiamo fare noi?

Fai degli investimenti green o ti stai informando per farli in futuro? I nostri risparmi, anche se limitati singolarmente, messi tutti insieme sono la base per le future emissioni obbligazionarie: è grazie a questi risparmi e investimenti che i fondi comprano i green bond e quindi a catena che le società decidono di emettere un bond green per finanziare un progetto sostenibile/ a impatto ambientale positivo. Sta anche a noi quindi richiedere informazioni più precise in merito ai nostri investimenti.

Puoi cominciare facendo alcune semplici verifiche.

Il bond è certificato? È la maggior sicurezza che puoi avere sulla bontà del progetto perché controllato anche da un’entità esterna ed esperta.

Chi è la banca che lo colloca/sottoscrive? Se la banca coinvolta è rinomata per essere molto attiva nel mercato dei green bond certificati probabilmente ha in piedi un processo selettivo che mantiene anche se l’emittente non ha voluto certificare quel particolare bond.

Investi in un fondo comune? A volte non investiamo solo in un bond, ma giustamente diversifichiamo il rischio investendo in fondi comuni: lasciamo quindi al gestore il lavoro di scegliere per noi gli strumenti migliori da utilizzare. Come fare a verificare che nel complesso il fondo investa in strumenti sostenibili? Anche qui ci vengono in aiuto i rating di agenzie terze, come il rating di sostenibilità di Morningstar, che in modo diretto e semplice ci dà un indicazione di quanto sia sostenibile quel fondo dando un numero di globi da zero a 5. Basta prendere il nome del fondo o il suo numero identificativo (ISIN) e verificare sul sito di Morningstar quanto è il Sustainability Rating.

La prossima volta che parli di investimenti con chi ti segue, chiedi anche quanto siano sostenibili e se le emissioni sono certificate: a volte i cambiamenti devono arrivare dal basso perché l’intera industria cominci a cambiare i suoi standard.

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