Pesca sostenibile e lotta al marine litter per rilanciare il Mediterraneo

Inquinamento, pesca sostenibile, riscaldamento globale ed erosione delle coste le priorità dell’Agenda strategica del progetto BlueMed, coordinato dal Cnr

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Inquinamento, pesca sostenibile, riscaldamento globale ed erosione delle coste. Sono alcune sfide al centro dell’Agenda strategica del progetto BlueMed, coordinato dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e finanziato dall’Unione europea con 3 milioni di euro, nell’ambito del programma Horizon 2020.

Il progetto BlumeMed è durato quattro anni, ha visto la partecipazione di 9 Paesi europei (Francia, Spagna, Portogallo, Malta, Libano, Grecia, Croazia, Slovenia oltre all’Italia) e 11 partner, coinvolgendo però tutti e 22 i Paesi del Mediterraneo appartenenti a tre Continenti diversi.

“Ogni Paese ha una percezione diversa di quali siano i problemi più importanti a causa della diversa natura del proprio territorio, di una diversa incidenza degli impatti antropici storici sul proprio territorio e, infine, a causa delle diverse culture”, racconta Fabio Trincardi, direttore del Dipartimento scienze del sistema Terra e tecnologie per l’ambiente del Cnr (Cnr-Dsstta) e coordinatore del progetto.

“Per questo BlueMed è stata innanzitutto una grande avventura che ci ha portato a stabilire in modo partecipativo una Agenda strategica dell’economia blu del Mediterraneo con tredici priorità comuni e con un piano di implementazione che definisce anche come e in che tempi si possa realizzare ciò che è stato valutato prioritario”.

Tra le priorità individuate, in primo piano la spazzatura marina. “Il Mar Mediterraneo rappresenta l’1% della superficie oceanica globale ma accumula il 7% del totale di microplastiche presenti nell’ambiente marino, tanto da essere considerata una vera trappola di plastica”, spiega Fedra Francocci, ricercatrice dell’Istituto per gli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino del Cnr (Cnr-Ias), responsabile di un’iniziativa specifica del progetto BlueMed dedicato a questo tema.

“Nel 2018 abbiamo avviato la Pilot BlueMed, cui collaborano gli 11 Paesi di BlueMed su: monitoraggio della distribuzione delle plastiche e impatto sugli ecosistemi; prevenzione della dispersione e rimozione della plastica da mari e fiumi; management integrato dei sistemi di gestione dei rifiuti e delle acque; economia circolare per la valorizzazione del rifiuto e design di nuovi materiali e prodotti pensati fin dall’inizio anche rispetto al loro fine ciclo vita; comunicazione, formazione e azioni sulle policy e finanziamenti”.

Nell’Agenda politica, anche la pesca sostenibile e la salvaguardia della biodiversità. “Il nostro bacino ha subito decenni di sovra-sfruttamento degli stock che ha portato molte delle popolazioni ittiche più pregiate ad andare al di sotto della propria capacità di riproduzione”, precisa Trincardi.

“Situazione resa più difficile dall’arrivo, dai mari più caldi, delle specie cosiddette ‘aliene’ che, a causa del riscaldamento globale, riescono ad attecchire e a soppiantare le specie autoctone, originarie. Consideriamo inoltre che il riscaldamento globale incide anche sulle coste, e l’economia blu dovrà tenerne conto perché aumenterà la ricorrenza di eventi meteorologici estremi, aumenterà l’erosione delle coste, e avanzerà il processo di desertificazione delle piane costiere, aggravato dall’azione dell’uomo che estrae acque dolci dal sottosuolo favorendo subsidenza e ingresso di acque salate dal mare”.

Tematiche complesse, quindi, che richiedono sforzi unificati. “La novità del progetto BlueMed è aver parlato di questi problemi coinvolgendo tutti i Paesi del Mediterraneo e mandando anche un messaggio chiaro all’Europa: tutta l’Europa è mediterranea perché il Mediterraneo è uno spazio comune come dimostrano traffico, turismo e commercio. Quindi l’Europa intera è chiamata ad agire per il mantenimento e il miglioramento della qualità degli ecosistemi di questo bacino”, conclude il direttore del Cnr-Dsstta.

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