“Racconti di Plastica”, al Museo Etnografico di Udine due mostre di arte contemporanea

Uno sguardo sulla pervasiva presenza della plastica nella dimensione quotidiana della nostra vita

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In occasione della riapertura al pubblico del Museo Etnografico del Friuli, da venerdì 7 maggio e fino al 6 giugno, due mostre arricchiranno la proposta di questa importante istituzione culturale del Comune di Udine: Plastica d’autore. L’ingresso del Design negli oggetti di vita quotidiana, a cura dell’associazione Anthropoi XXI A.P.S., e Plastic-ocene. L’antropizzazione del mare, a cura di Elisabetta Milan.

Plastica d’autore. L’ingresso del Design negli oggetti di vita quotidiana
La mostra si inserisce all’interno del percorso museale permanente in un dialogo contaminante tra gli oggetti di ieri, esposti in Museo, e quelli prodotti negli ultimi 70 anni con questo elemento.Fino a non moltissimi anni fa i manufatti erano preziosi in quanto rari, pertanto riservati a pochi. Per tutti gli altri il mondo ruotava intorno al “fatto in casa”, quando il riciclaggio era la norma, la durata la più grande delle virtù. Poi sono arrivati gli strumenti prodotti in serie, accessibili ad un numero maggiore di consumatori grazie anche all’impiego del materiale più versatile ed economico di tutti i tempi: la plastica.

Plasmabile, colorata, trasparente, gonfiabile, resistente, sono solo alcune delle caratteristiche della plastica che hanno permesso a progettisti e costruttori di trasformare oggetti, un tempo privi di una propria consapevolezza, in veri e propri giocattoli per adulti nei quali la valenza estetica ha avuto un’importanza primaria.

Questi e molti altri i contenuti della mostra temporanea la quale si interseca con quella museale in diversi ambiti: cucina, illuminazione, tempo, giocattoli, sedute e abbigliamento dove oggetti di fama internazionale trovano mostra di sé accanto a prodotti di produzione locale.

Plastic-ocene. L’antropizzazione del mare

Quale sarà il futuro dei polimeri? Oggi la plastica è ovunque: nelle case, nelle auto, nei vestiti, perfino nei dentifrici. Ne produciamo troppa, destinata in particolare agli oggetti monouso, e se abbandonata, inquina l’ambiente. È necessario quindi riconoscere quale plastica deve sopravvivere e quale deve, per un futuro migliore, scomparire dalla nostra esperienza quotidiana.

Su questo binario si muove la mostra d’arte contemporanea a cura di Elisabetta Milan, artista di terza generazione e guida snorkeling del WWF AMP di Miramare.

L’intento è quello di far riflettere i visitatori sull’impatto negativo della plastica sull’ambiente e, soprattutto, sul mare grazie ad alcune grandi installazioni scenografiche – composte con plastiche monouso e materiali plastici raccolti sulle nostre spiagge – e ai pannelli informativi realizzati con il contributo scientifico di WWF AMP di Miramare.

Due anni Elisabetta Milan fa ha dato il via al suo percorso nel mondo polimerico con Plastic-ocene, l’opera che ha ispirato il titolo della mostra. Si tratta di una installazione composta da matasse azzurre di fili in polipropilene che rappresentano un mare arrabbiato, in cui convivono organismi marini come conchiglie e plastiche spiaggiate e abbandonate in mare; al centro il simbolo: l’urna cineraria con la carta di credito pari al peso di 5 gr corrispondente alla quantità di plastica ingerita settimanalmente da un essere umano.

Inoltre, di sicuro effetto le Meduse aliene, un gruppo di 4 organismi marini che spiegano l’ingombro fisico della plastica: sono realizzati con un numero di bottiglie corrispondenti al consumo mensile di una famiglia composta da 4, 3, 2, o 1 persona. Seguono La canoa, un antico manufatto ligneo che poggia su mare plastico costituito da 100 bottiglioni d’acqua, opera che parla del mondo delle macroplastiche, e infine il Nautilus, una colata di creta con impresse le tracce delle plastiche che hanno una vita molto breve, ma nello stesso tempo rappresenta un simbolo di rinascita e positività.

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