Economia circolare: priorità numero uno del Green New Deal europeo

Riciclo e riutilizzo sono i due pilastri con i quali la Commissione Europea punta a raggiungere l'obiettivo zero emissioni entro il 2050

1414

L’economia circolare, comprese le nuove leggi sui rifiuti e sul riciclo, rappresenterà la metà degli sforzi dell’Unione Europea per raggiungere l’obiettivo zero emissioni entro il 2050 e sarà “la priorità numero uno” del prossimo Green New Deal.

Il piano d’azione dell’UE per l’economia circolare varato del 2015, che includeva il divieto di utilizzo delle plastiche monouso e nuovi obiettivi di riciclaggio, ha spianato la strada a qualcosa di nuovo e di più grande, ovvero la circular economy che, nei piani della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, è uno pilastri del Green New Deal. Ad affermarlo con sicurezza è Kęstutis Sadauskas, il direttore dei progetti di economia circolare e crescita verde presso la direzione ambientale della Commissione.

Presentato a dicembre 2015, il primo piano d’azione per la green economy è diventato uno dei tratti distintivi dell’esecutivo uscente dell’UE. I punti salienti includevano il divieto di utilizzo di prodotti in plastica monouso come posate e contenitori per alimenti. Inoltre, secondo le nuove regole negoziate lo scorso anno, almeno il 70% degli imballaggi dovrà essere riciclato entro il 2030, incluso il 55% di materie plastiche.

Ma quello era “solo l’inizio del viaggio”, ha detto Sadauskas in un recente evento EURACTIV. In effetti, la Commissione europea sta preparando un secondo piano d’azione per l’economia circolare che verrà presentato molto presto e che segnerà un punto di svolta verso la riduzione delle emissioni voluta fortemente dalla presidente.

“La circolarità dell’economia può da sola rappresentare metà del cammino verso l’obiettivo di ridurre l’innalzamento delle temperature a 1,5 ° C”, ha detto il funzionario, portando ad esempio alcune industrie pesanti le cui soluzioni circolari possono aiutare a “ridurre le emissioni di CO2 di centinaia di milioni di tonnellate”.

Tuttavia, c’è ancora molto da fare per rendere l’economia veramente circolare. Si prevede che l’uso globale delle risorse raddoppierà nei prossimi 40 anni, poiché una quota crescente della popolazione asiatica adotta stili di vita occidentali, ha sottolineato Sadauskas. E gran parte di questi materiali diventeranno rifiuti.

La Commissione europea uscente ha lavorato molto per promuovere l’economia circolare, ma ora l’attenzione è rivolta al futuro e al riciclo. Ci sono già molte idee su come far decollare i nuovi progetti.

Il mese scorso, gli Stati membri dell’UE hanno affermato che “sono necessari ulteriori sforzi ambiziosi per stimolare una transizione sistemica verso una società sostenibile”. I governi nazionali hanno in particolare invitato la Commissione “ad adottare un nuovo piano d’azione per l’economia circolare con azioni mirate” in settori industriali che non erano mai stati affrontati in precedenza. Le industrie che hanno menzionato come prossimo obiettivo della normativa UE includono i settori tessile, dei trasporti, dei prodotti alimentari, nonché i settori dell’edilizia e della demolizione.

Il Consiglio dei ministri dell’UE ha inoltre richiesto “ulteriori misure” per incoraggiare il riciclaggio e il riutilizzo di batterie e materie plastiche. E ha invitato la Commissione a valutare se i principi di eco-design possano essere estesi a “nuovi gruppi di prodotti”, citando prodotti ICT come computer e smartphone.

Altre idee comprendono l’introduzione di nuovi criteri UE sulla durabilità, riparabilità e riciclabilità dei prodotti, nonché l’introduzione di una percentuale minima di materiali riciclati destinati alla fabbricazione di nuovi prodotti.

Intanto, la Commissione europea ha iniziato a raccogliere opinioni dagli Stati membri dell’UE, dall’industria degli imballaggi e dai rivenditori online in vista di una revisione completa delle norme dell’UE in materia di rifiuti di imballaggio, parte degli sforzi per aumentare i tassi di riutilizzo e riciclaggio entro il 2030.

Anche gli ultimi standard di risparmio energetico per elettrodomestici come frigoriferi, TV e lavatrici, adottati nell’ottobre di quest’anno, consentiranno di risparmiare 170 terawattora (TWh) di energia all’anno entro il 2030.

Se da una parte la spinta ecologista entusiasma i politici, dall’altra c’è preoccupazione circa l’impatto che i regolamenti UE possono avere sulla competitività dell’industria e sul prezzo dei beni di consumo. Sadauskas ha affermato di aver compreso queste preoccupazioni, ma ha comunque esortato le aziende ad adottare nuovi modelli di business circolari.

“L’economia circolare è una transizione piuttosto dura e talvolta dirompente”, ha spiegato il funzionario, affermando che l’economia circolare “è il futuro e che continuare a fare le cose alla vecchia maniera potrebbe portare le aziende fuori mercato”.

Un po’ come accade con la plastica monouso: alcuni produttori hanno smesso di utilizzare il polistirolo per i contenitori di alimenti e le aziende che fabbricano quei materiali rischiano di fallire se non trovano alternative.

Mettendo tutto sul piatto della bilancia, la transizione verso la circular economy sembra non solo necessaria ma già avviata a passo spedito. Non resta che adeguarsi, riadattarsi e impegnarsi affinché rappresenti davvero la svolta verso una maggiore tutela dell’ambiente.

Iscriviti alla newsletter