Youth4Climate 2021: i giovani protagonisti del loro futuro

Non c’è un pianeta B, e nemmeno un pianeta “Bla”. Bla, bla, bla. Bla, bla, bla. Le nostre speranze e i nostri sogni annegano in tutte queste promesse e parole vuote”. Queste le parole dell’attivista svedese Greta Thunberg all’inaugurazione della Youth4Climate, la conferenza sul clima tenutasi a Milano dal 28 al 30 settembre, che ha aperto la Pre-Cop 26 e ha visto protagonisti circa 400 giovani under 30 provenienti dai 197 Paesi membri dell’Onu.

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© Karolina Grabowska on Pexels

“I cambiamenti climatici non sono solo una minaccia, ma soprattutto un’opportunità per creare un Pianeta più sano, più verde e più pulito di cui beneficeremo tutti noi. Dobbiamo impegnarci per una transizione serena verso un’economia a ridotte emissioni. Non c’è un pianeta B, e nemmeno un pianeta “Bla”. Bla, bla, bla. Bla, bla, bla. Le nostre speranze e i nostri sogni annegano in tutte queste promesse e parole vuote”. Queste le parole dell’attivista svedese Greta Thunberg all’inaugurazione della Youth4Climate, la conferenza sul clima tenutasi a Milano dal 28 al 30 settembre, che ha aperto la Pre-Cop 26 e ha visto protagonisti circa 400 giovani under 30 provenienti dai 197 Paesi membri dell’Onu.

I primi due giorni i ragazzi, finalmente coinvolti nei processi decisionali, hanno dato voce alle loro preoccupazioni, si sono confrontati e hanno lavorato insieme alla stesura di un documento (che verrà poi presentato alla COP26 di Glasgow) composto da quattro punti cardine: l’ambizione climatica, la ripresa sostenibile, il coinvolgimento degli attori non governativi e una società più consapevole delle sfide climatiche. Il primo punto prevede un reale coinvolgimento dei giovani nei processi decisionali e nella stesura delle politiche climatiche, in quanto futuri decisori politici, amministratori e negoziatori.

Il secondo punto pone l’accento sul contenimento delle emissioni globali entro la soglia critica di 1,5°C entro il 2050 (come previsto dagli Accordi di Parigi) e sull’urgenza di regolamentare le emissioni di CO2 e sostenere i Paesi più poveri e vulnerabili. In questo punto si fa anche riferimento alla necessità di sviluppare e attuare soluzioni naturali (nature-based-solutions), energie derivate da fonti rinnovabili, politiche di adattamento ai cambiamenti climatici e alla creazione di posti di lavoro “verdi” (green jobs).

Il terzo punto evidenzia l’importanza di coinvolgere tutti i settori dell’industria, a partire dalla moda, dallo sport e dall’arte, che devono impegnarsi concretamente al fine di abbandonare definitivamente i combustibili fossili entro il 2030, assicurando al contempo una giusta transizione che garantisca i posti di lavoro eventualmente perduti. Attenzione rivolta dunque allo stop totale a tutti gli investimenti ai combustibili fossili.

Il quarto ed ultimo punto fa leva su una società più consapevole delle sfide climatiche che ci attenderanno nell’immediato futuro e con le quali già ci troviamo a fare i conti, attraverso una corretta informazione ed educazione, rivolte principalmente ai ragazzi, ma anche ai docenti e al settore privato.

Sicuramente obiettivi ambiziosi, alcuni apparentemente impossibili ed altri quasi certamente irrealizzabili, ma che esprimono a pieno la voglia e la determinazione dei giovani di prendere in mano le redini di un cambiamento che non può più essere solo sperato o raccontato, ma che finalmente deve essere attuato e messo in pratica da tutti e a tutti i livelli.

C’è bisogno del coinvolgimento di tutte le parti e di una presa di posizione e di coscienza da parte dei leader mondiali, in particolare dei Paesi più inquinanti che dovranno impegnarsi ad aiutare quelli più poveri e vulnerabili, come l’Africa (responsabile solo del 3% delle emissioni globali), che stanno già subendo gli effetti nefasti dei cambiamenti climatici.

© Markus Spiske on Pexels

Ovviamente la giustizia climatica deve andare di pari passo con quella sociale, come ha dichiarato proprio il ministro del MiTE Cingolani nel suo discorso di apertura: “Impossibile separare il cambiamento climatico dalle disuguaglianze globali”. Al summit hanno preso parte altri 50 ministri dell’ambiente e del clima, il presidente del Consiglio Mario Draghi, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente della Cop26 Alok Sharma. Proprio il premier Draghi, durante il suo discorso nella giornata conclusiva, ha dichiarato di essere consapevole della gravità della situazione e di voler sviluppare strategie di lungo periodo coerenti con gli obiettivi che sono emersi nei due giorni di lavoro; ha evidenziato, inoltre, quanto la crisi climatica, la crisi sanitaria e quella alimentare siano strettamente correlate tra di loro e quanto sia importante agire più velocemente e con più efficacia per affrontarle. Poi, rivolgendosi ai giovani presenti, ha dichiarato: “Questa generazione, la vostra generazione, è la più minacciata dai cambiamenti climatici. Avete ragione a chiedere una responsabilizzazione, a chiedere un cambiamento. La transizione ecologica non è una scelta – è una necessità. Abbiamo solo due possibilità. O affrontiamo adesso i costi di questa transizione. O agiamo dopo – il che vorrebbe dire pagare il prezzo molto più alto di un disastro climatico”.

La Youth4Climate forse non cambierà le sorti del nostro Pianeta, ma sicuramente passerà alla storia come un evento in cui i giovani, veri protagonisti del loro futuro, hanno fatto valere le proprie idee e dato una grande prova di maturità ai “meno giovani”, dimostrando di essere consapevoli di problemi molto più grandi di loro e chiedendo di essere veramente ascoltati dai cosiddetti leader, che per troppo tempo hanno fatto finta di coinvolgerli e di capirli. I giovani sono stanchi. Stanchi delle parole vuote. Stanchi dei “Bla, bla, bla”. Basta “Bla, bla, bla”.

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