Caldo insopportabile per 1/3 della popolazione mondiale entro il 2070

Riscaldamento globale: senza un drastico abbassamento delle emissioni di gas serra, entro 50 anni il 30% della popolazione mondiale si troverà a vivere in aree geografiche con temperature simili a quelle del deserto del Sahara

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Nell’arco di 50 anni, un terzo della popolazione mondiale si troverà a vivere al di fuori della zona climatica in cui gli esseri umani hanno prosperato per oltre 6.000 anni. Ai ritmi attuali, a causa del surriscaldamento globale, entro il 2070 vaste aree del pianeta saranno letteralmente investite da temperature semplicemente insostenibili per la sopravvivenza umana.

A lanciare l’allarme, lo studio “Future of the Human Climate Niche” condotto da un team di ricercatori provenienti da Cina, Stati Uniti ed Europa e pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences. Secondo gli scienziati, senza un drastico abbassamento delle emissioni di gas serra, il surriscaldamento globale innalzerà la temperatura mediamente percepita di 7,5°C, con conseguenze catastrofiche.

Il 30% della popolazione mondiale si troverebbe ad abitare in aree geografiche con una temperatura media superiore ai 29°C, sperimentando una condizione climatica che, attualmente, si registra solo nelle parti più calde del Sahara, cioè sullo 0,8% della superficie terrestre. Entro il 2070 però, tale condizione potrebbe riguardare fino al 19% della superficie delle terre emerse.

Invece di considerare i cambiamenti climatici come un problema di fisica o di economia, la ricerca ha esaminato come essi influiranno sull’habitat umano.

Milioni di persone sarebbero costrette a migrare e vaste aree del pianeta diventerebbero pressoché inabitabili. Senza contare il possibile spopolamento delle aree costiere imposto dallo scioglimento dei ghiacciai e dal conseguente innalzamento del livello del mare.

A farne le spese sarebbero per primi paesi densamente popolati come l’india, dove più di 1,2 miliardi di persone si troverebbe a vivere con temperature come quelle del Sahara, il Pakistan, l’Indonesia, la Nigeria ed il Sudan.

Il quadro è tra i peggiori mai dipinti: “visto che le nostre scoperte erano così rilevanti – ha spiegato Xu Chi dell’Università di Nanjing – ci siamo presi un anno in più per verificare attentamente tutte le supposizioni e i calcoli. Inoltre, abbiamo deciso di pubblicare tutti i dati e i codici informatici, per trasparenza e per agevolare qualunque attività di follow-up da parte di altri studiosi. Avremo bisogno di un approccio globale per salvaguardare le generazioni future dalle significative tensioni sociali che il cambiamento previsto potrebbe causare”.

Ovviamente, rimane una speranza: invertire il trend, diminuire drasticamente le emissioni di gas a effetto serra e rallentare il processo di surriscaldamento globale.

“La buona notizia è che questi effetti si possono ridurre enormemente nel caso in cui la specie umana riesca a frenare il surriscaldamento globale – ha spiegato Tim Lenton, coautore dello studio, climatologo e direttore del Global Systems Institute dell’Università di Exeter – I nostri calcoli dimostrano che ogni grado al di sopra dei livelli attuali corrisponde all’incirca a un miliardo di persone che finiranno fuori dalla nicchia climatica. É importante dimostrare i benefici ottenuti dalla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra in termini di migliori condizioni di vita per gli esseri umani prima ancora che in termini monetari”.

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