Da vecchi jeans a nuove magliette, la svolta nel riciclo degli abiti usati

Un gruppo di ricerca dell’Istituto Fraunhofer abbatte gli storici ostacoli tecnici al riciclo degli indumenti a fibre miste e realizza il primo filato di viscosa in cotone riciclato

1177
© Fraunhofer IAP

Il settore tessile è tra i più inquinanti a livello mondiale e spreca risorse in ogni fase di produzione. Inoltre, finora era quasi impossibile riciclare gli abiti usati che, se non venivano immessi nella filiera del second hand, finivano direttamente in discarica. Ma presto le cose potrebbero cambiare.

Un gruppo di ricercatori tedeschi ha messo a punto una tecnica di upcycling in grado di valorizzare tutti quei vecchi indumenti fino a ieri non riciclabili; una soluzione capace di fornire nuove materie prime al comparto abbassando nel contempo il suo impatto sull’ambiente e le risorse naturali. L’industria della moda, infatti, è la meno ecosostenibile al mondo: oltre all’uso di sostanze chimiche pericolose, le imprese tessili negli ultimi anni hanno aumentato l’impiego di fibre sintetiche a cui sono associate alte emissioni di CO2 nel ciclo di vita. Il problema non riguarda solo la carbon footprint più elevata di questi materiali, ma anche l’estrema difficoltà di riciclarli, soprattutto nel caso di tessuti misti.

“I tessuti sono raramente costituiti da puro cotone. I jeans, ad esempio, contengono sempre una certa quantità di fibre chimiche come il poliestere o l’elastan”, spiega André Lehmann, ricercatore presso il Fraunhofer IAP di Potsdam. Lavorando per conto dell’azienda svedese re: newcell, il ricercatore e il suo team sono riusciti a convertire la polpa di cotone riciclato in fibre di pura cellulosa.

L’industria tessile di solito utilizza la polpa come materiale di partenza per la produzione di fibre cellulosiche rigenerate come il rayon viscosa, il modal e il lyocell. Questa polpa, la cui materia prima è generalmente il legno, non è solubile quindi deve essere sciolta in una soluzione e fatta passare attraverso una filiera per essere filata in fibre cellulosiche.

“Tuttavia, re: newcell ci ha inviato fogli di cellulosa di cotone riciclato e ci ha chiesto di scoprire se potevano essere convertiti in fibre di rayon viscosa. Siamo stati in grado di estrarre le fibre estranee dalla polpa impostando i parametri giusti sia per il processo di dissoluzione che per il processo di filatura, ad esempio, con stadi di filtrazione efficaci”, afferma il ricercatore.

Questo ha permesso di produrre un filato continuo di fibra lunga diversi chilometri composto al 100% da cellulosa, la cui qualità è paragonabile a quella della fibra cellulosica rigenerata a base di legno. Compatibili con il processo industriale standard per la produzione di rayon viscosa, le nuove fibre filate da questa polpa di cotone sono adatte alla massa.

“Siamo stati in grado di soddisfare gli elevati standard di purezza di re: newcell per la nuova fibra”, afferma Lehmann, che definisce questo filato una fibra cellulosica rigenerata a base di cotone. Resiste bene in confronto alle fibre di rayon viscosa disponibili in commercio e presenta le stesse proprietà.

Realizzato in pura cellulosa, questo filamento è ecologico. Anziché aggiungersi alle montagne di microplastiche che inquinano gli oceani, si decompone facilmente. Questo è un enorme vantaggio rispetto alle fibre di poliestere a base di petrolio, che ancora predominano sul mercato globale con una quota di circa il 60%.

“Gli indumenti di cotone di solito vengono inceneriti o finiscono in discarica. Ora può essere riciclato più volte per contribuire a una maggiore sostenibilità nella moda”, afferma Lehmann. Ciò amplierà anche la base delle materie prime per la produzione di pasta di legno nell’industria tessile. “Il materiale di partenza per le fibre di rayon viscosa è stata la cellulosa a base di legno. Ottimizzando i processi di separazione e intensificando la filtrazione delle fibre estranee nel processo di filatura, saremo finalmente in grado di stabilire la fibra di cotone naturale riciclata come una seria fonte alternativa di cellulosa e materia prima di base”.

Iscriviti alla newsletter