Con l’avvio dell’European Green Deal ci sarà sempre maggior interesse nell’utilizzo di fonti rinnovabili e di conseguenza nelle politiche di contenimento di emissioni da fonti non rinnovabili e inquinanti, come il carbone. Ecco che diventa sempre più importante, da parte di tutti (istituzioni ma anche cittadini) capire come si stanno muovendo le grandi aziende su questo contesto, specie quelle finanziarie che muovono grandi cifre sugli investimenti. Cosa non certamente facile: chi di voi ha il tempo di cercare e leggere le centinaia di pagine sulle politiche delle banche, assicurazioni o gestori?
Lo strumento
Ci viene in aiuto Coal Policy Tool un sito nato dalla collaborazione di molteplici ONG (tra le quali anche Greenpeace) e Reclaim Finance. In maniera molto semplice e immediata il sito analizza le politiche sul carbonio delle principali istituzioni finanziarie (banche, assicurazioni e gestori) e da un punteggio che va da 0 a 10 prendendo in considerazione sia i finanziamenti in corso, sia le politiche future per essere in linea con gli accordi di Parigi e fare la transizione a fonti 100% sostenibili. Lo strumento è talmente semplice che non ti sembra vero di avere tutte queste informazioni da fonti autorevoli.
Come se la cavano le principali realtà finanziarie italiane?
L’elenco italiano comprende Unicredit, Intesa San Paolo, Eurizon e Generali (sia gestore che assicuratore) per un totale di 6 entità giuridiche. In un punteggio da 0 a 10 (dove evidentemente 10 rappresenta l’ottimo a cui tendere) solo Unicredit ha delle metriche che vanno da 8 a 10 e soprattutto ha una strategia chiara su come uscire dal settore carbonifero entro il 2028. Tutte le altre realtà hanno punteggi molto più bassi sulle varie metriche (quasi tutte in rosso) e niente strategie sull’implementazione della transizione alle fonti sostenibili.
Perché è importante avere un buon punteggio
Non dimentichiamoci che le istituzioni finanziarie sono quelle che prestano i soldi alle società o che gestiscono la liquidità delle famiglie e dei fondi pensione investendo nel capitale delle società. Se la politica di investimento/prestito fosse guidata da principi che minimizzano l’impatto ambientale cosa succederebbe a quelle società che inquinano molto perché utilizzano in maniera prevalente fonti non rinnovabili (per convenienza economica o perché si è sempre fatto così)? Avrebbero difficoltà a trovare fondi, il costo del debito salirebbe e quindi sarebbero costrette a ripensare la propria politica di approvvigionamento energetico. Ecco perché è fondamentale che siano le istituzioni finanziarie a cominciare questo circolo virtuoso: questo porterebbe a catena benefici su tutti gli ambiti produttivi proprio per il ruolo importante che le banche e le assicurazioni hanno all’interno del nostro sistema economico.
Cosa possiamo fare da semplici cittadini
Se anche a te interessano i temi della sostenibilità e senti che bisogna fare di più ma non sai cosa, si può cominciare chiedendo più informazioni trasparenti sull’argomento. Se si parlasse di più, nei telegiornali, nei discorsi tra amici, nelle scuole, la sostenibilità diventerebbe un argomento importante che le realtà finanziarie e le imprese in generale non potrebbero ignorare. Puoi anche chiedere a lavoro quali politiche si stanno implementando per ridurre l’impatto ambientale e farti promotore/promotrice delle azioni da mettere in piedi sensibilizzando colleghi e colleghe. Infine ricordiamoci che il futuro è anche nelle mani dei nostri figli: anche a loro bisogna parlare (con un linguaggio adeguato all’età) di investimenti sostenibili e di energia pulita.