Italy for Climate, la road map per la decarbonizzazione dell’Italia

Quaranta misure green in 7 settori economici italiani, per raggiungere la riduzione del 55% delle emissioni di gas serra al 2030

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L’Italia ha rallentato il ritmo della decarbonizzazione. Dopo un decennio di buone performance sul lato emissivo (-27% di gas serra dal 2005 al 2014), la lotta climatica nazionale ha tirato il freno. E negli anni dal 2014 al 2019, in concomitanza con una timida ripresa economica, si è raggiunto appena l’1,6% di riduzione delle emissioni.

A sottolinearlo è l’Italy Climate Report (ICR) 2020, il documento presentato stamane alla Conferenza Nazionale sul clima. L’evento è stato organizzato da Italy for Climate, l’iniziativa promossa dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da un gruppo virtuoso di imprese (Chiesi, Conou, Davines, e2i, ERG, illy, ING) in preparazione della COP26 dell’Unfccc, e in collaborazione con Regeneration 20|30. E il tema nn poteva che essere quello dell’azione sul clima.

Il rapporto propone una Roadmap climatica per l’Italia con 40 misure green in 7 settori economici (industria, trasporti, residenziale, terziario, agricoltura, gestione dei rifiuti, generazione elettrica). Si tratta una proposta aperta su cui si intende avviare un confronto con i principali stakeholder nazionali, per far entrare a tutti gli effetti anche il Belpaese nel progetto europeo di prima regione climate neutral del mondo. E nello stesso tempo fornire delle indicazioni di indirizzo per i finanziamenti del Recovery Plan nazionale.

Fra gli interventi indicati nell’Italy Climate report 2020, sarà necessario raddoppiare la produzione di fonti rinnovabili, un miglioramento senza precedenti dell’efficienza energetica, conseguendo al 2030 una riduzione dei consumi energetici del 43% rispetto allo scenario tendenziale di riferimento. Ma anche questo non sarà sufficiente se non si metteranno in campo azioni per tagliare del 25-30% anche le emissioni non energetiche, non derivanti cioè dall’utilizzo energetico dei combustibili fossili, prodotte dai processi industriali, dall’agricoltura e dalla gestione dei rifiuti.

Il rapporto propone sei tipologie di interventi trasversali: introduzione di un sistema di carbon pricing; il passaggio da un modello lineare a uno circolare e rigenerativo; forte accelerazione nella ricerca e sviluppo e nella diffusione di soluzioni innovative; semplificazione e razionalizzazione delle procedure e degli iter autorizzativi; promozione della cultura della transizione.

“Siamo di fronte a una svolta, un passaggio epocale – ha detto Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile – Se destineremo al clima una quota rilevante dei finanziamenti per la ripresa dalla più grande crisi economica dal dopoguerra, il rimbalzo delle emissioni dopo il crollo del 2020 ci allontanerà di nuovo dai nostri obiettivi” e l’Italia non si affermerà come “un Paese avanzato e competitivo sul principale terreno del futuro dell’economia globale, quello della green economy”.

Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa in un videomessaggio ha osservato che “la roadmap climatica per l’Italia è un percorso da costruire insieme. Noi abbiamo già ben iniziato definendo con l’Unione Europea il modo di intervenire rispetto al Recovery fund e quindi al Recovery plan attraverso le schede” dove “l’elemento principale è il green”. Nel ricordare che i cittadini chiedono il green, il ministro ha rilevato che “dobbiamo aiutare le aziende in un momento di transizione, attraverso il Recovery Plan, a trasformare la funzione produttiva in modo che poi possano camminare sulle loro gambe”.

Il coordinatore di Italy for climate, Andrea Barbarella, ha spiegato che “è necessario moltiplicare gli sforzi e i progressi nel decennio in corso”, diversamente “la finestra per rispettare il limite di 1,5 gradi centigradi di riscaldamento globale si chiuderà per sempre”.  

La road map proposta da Italy for Climate per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 prevede una riduzione delle emissioni del 55% rispetto al 1990, a fronte del taglio del 19% registrato al 2019. Sarà necessario “raddoppiare la produzione di fonti rinnovabili, portandole nel settore elettrico al 67% della produzione nazionale e facendole crescere anche nella generazione di calore e nei trasporti”.

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