Il buco nell’ozono in Antartide si è chiuso: aveva dimensioni da record

Dopo aver toccato la massima estensione nei mesi scorsi, il buco nell'ozono in Antartide si è ridotto del tutto. La notiza arriva dall'organizzazione mondiale della meteorologia

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© Carlos Machado on Unsplash

Una buona notizia per i nostri cieli. Il buco dell’ozono antartico da record del 2020 si è chiuso alla fine di dicembre “dopo una stagione eccezionale a causa delle condizioni meteorologiche naturali e della continua presenza di sostanze che riducono lo strato di ozono nell’atmosfera”.

Lo comunica l’organizzazione mondiale della meteorologia (Omm-Wmo) ricordando che era cresciuto rapidamente da metà agosto scorso, raggiungendo il picco di circa 24,8 milioni di chilometri quadrati il 20 settembre, diffondendosi su gran parte del continente antartico. Al punto che, intorno ai 20-25 km di altitudine, le concentrazioni di ozono stratosferico si erano ridotte a valori prossimi allo zero. L’organizzazione meteorologica mondiale ricorda che “è stato il buco più duraturo e uno dei più grandi e profondi dall’inizio del monitoraggio 40 anni fa”.

L’ozono è un gas naturale della stratosfera che protegge la vita sul pianeta dalle radiazioni ultraviolette del Sole e il cosiddetto “buco” si forma ogni anno sull’Antartide. Ma è impossibile definire un trend del fenomeno, perché si tratta di un evento naturale – non solo per il Polo Sud – favorito dai “vortici polari” che d’inverno si può verificare anche sull’Artico.

Alcune sostanze (Cfc) contenenti cloro e bromo possono accumularsi all’interno di queste aree di bassa pressione causando una riduzione significativa dell’ozono atmosferico. La progressiva riduzione (detta deplezione) del buco dell’ozono sull’Antartide avvenuta nell’ultimo mese è stata rilevata dal monitoraggio atmosferico Copernicus dell’Ue fino alla chiusura registrata il 28 dicembre.

La riduzione dell’ozono è direttamente correlata alla temperatura nella stratosfera, che è lo strato dell’atmosfera tra circa 10 km e circa 50 km di altitudine. Mentre nei mesi freddi gli elementi restano inattivi, con l’aumento della temperatura e della luce vengono “liberati” ed entrano in contatto con le molecole di ozono, distruggendole in poco tempo e causando così la formazione del buco. Nella regione artica il fenomeno è più contenuto, ma in Antartide i vortici sono più stabili e di conseguenza la variazione del buco è ancora più variabile.

“Le ultime due stagioni del buco dell’ozono dimostrano la sua variabilità di anno in anno e migliorano la nostra comprensione dei fattori responsabili della sua formazione, estensione e gravità – affermato Oksana Tarasova, capo della divisione di ricerca sull’ambiente atmosferico dell’Omm – Abbiamo bisogno di un’azione internazionale continua – aggiunge – per applicare il protocollo di Montreal” che vieta le emissioni di sostanze chimiche che riducono lo strato di ozono.

Il Protocollo di Montreal sulle sostanze che impoveriscono lo strato di ozono è lo storico accordo ambientale multilaterale che regola la produzione e il consumo di quasi 100 sostanze chimiche denominate sostanze che riducono lo strato di ozono (ODS). Dopo il divieto degli alocarburi, lo strato di ozono si è lentamente ripreso e i dati mostrano chiaramente una tendenza alla diminuzione dell’area del buco dell’ozono, soggetta a variazioni annuali. Senza questo protocollo, precisano appunto gli esperti, la situazione sarebbe peggiore, anche se ci vorranno decenni prima che questi gas scompaiano del tutto dall’atmosfera.

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