COP27 sul clima. WWF: Un “fondo per la fine del mondo”?

L'ambizione climatica non è progredita. Il mondo non può permettersi di avere un'altra COP come quella di Sharm e continuare a non aumentare l'ambizione, i finanziamenti e la credibilità, altrimenti il fondo per le perdite e i danni rischia di diventare un "fondo per la fine del mondo".

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© Geralt on Pixabay

Il vertice sul clima COP27 ha compiuto un passo positivo verso un fondo per le perdite e i danni, ma non riuscendo a concordare un’azione più ambiziosa sulla riduzione delle emissioni, la possibilità di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C rischia di sfumare, con conseguenze disastrose per il mondo.

L’accordo sul Loss&Damage, cioè sulle perdite delle persone e i danni alle cose provocati dagli impatti della crisi climatica è un passo positivo, ma rischia di diventare un ‘fondo per la fine del mondo’ se i Paesi non si muoveranno molto più velocemente per ridurre le emissioni e limitare il riscaldamento al di sotto di 1,5°C –afferma Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, di ritorno da Sharm El-Sheikh – Non riuscendo a inserire nessun riferimento nelle decisioni finali della COP27, i leader hanno perso l’occasione di accelerare l’eliminazione dei combustibili fossili: così continueremo ad andare dritti contro il muro delle conseguenze più catastrofiche della crisi climatica. Senza tagli rapidi e profondi alle emissioni non potremo limitare l’entità delle perdite e dei danni, che deve essere il nostro primo obiettivo. Non possiamo permetterci un altro vertice sul clima come questo. È inaccettabile che i Governi non si muovano e che i negoziatori non siano riusciti a raggiungere un accordo più ambizioso di quello concordato a Glasgow lo scorso anno. Le future presidenze della COP non possono ancora sprecare questa opportunità. Ora i governi devono raddoppiare gli sforzi per ridurre le emissioni e intraprendere la necessaria azione di trasformazione per mantenere il riscaldamento al di sotto di 1,5°C. Il vertice COP28 del prossimo anno deve essere la COP della credibilità climatica. Questo senza minimizzare le responsabilità dei Governi, tutti, che devono prendere e mantenere i loro impegni. I Governi a oggi sono come dei condomini che, mentre il palazzo brucia, lo osservano parlando di quote condominiali: la crisi climatica deve essere la priorità, solo affrontandola davvero, fermandone la progressione, tutto il resto ha un senso”.

Questa doveva essere una “COP africana”, ma non è riuscita a soddisfare le esigenze e le priorità del continente. L’Africa è in prima linea nella crisi climatica ed è altamente vulnerabile alle sue conseguenze. Stiamo già assistendo a terribili impatti, perdite e danni in tutto il continente. Il WWF accoglie con favore i progressi compiuti nell’istituzione di un fondo per aiutare i Paesi a riprendersi dai disastri legati al clima, ma questo non è sufficiente se non si interviene ulteriormente per evitare che la crisi climatica vada fuori controllo. Il WWF chiede anche che si garantisca che il fondo “Loss&Damage” sia dotato di risorse e sia allineato con l’equità e la giustizia. Inoltre, ci si aspettava di vedere più finanziamenti e azioni per aumentare la resilienza dell’Africa e di tutti i paesi più vulnerabili, ma ancora una volta gli impegni finanziari per l’adattamento non sono stati rispettati.

In un rapporto reso noto durante la COP27, il WWF ha rilevato che la natura ha finora assorbito il 54% delle emissioni di anidride carbonica dell’umanità negli ultimi 10 anni. È quindi positivo vedere che, nelle decisioni finali della COP27, i Paesi abbiano riconosciuto l’importanza delle soluzioni basate sulla natura. Ma ricordiamoci che se la Natura ci può aiutare a riassorbire le emissioni già prodotte, non possiamo assolutamente più permetterci di aggiungerne altre, dobbiamo abbattere le emissioni di gas climalteranti nel più breve tempo possibile.

“Nonostante l’esito di questo vertice, dovremmo tutti trarre ispirazione dai potenti messaggi e dalla determinazione dimostrata dagli attivisti, dalle popolazioni indigene, dalla società civile e dai giovani che hanno fatto sentire la loro voce nonostante le condizioni difficili, rendendo ancor più evidente l’inadeguatezza dell’azione dei Governi – sottolinea Midulla – La crisi climatica colpirà persone e luoghi diversi in modo disomogeneo, e quindi è probabile che porti a ulteriori disuguaglianze e ingiustizie all’interno e tra le nazioni. Ogni azione per il clima deve andare di pari passo con il miglioramento dei diritti umani e dell’equità”.

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