Consumo di suolo e insediamenti urbani in Italia

Uno studio pubblicato sulla rivista internazionale Ecological Economics (Elsevier), condotto da ricercatori del laboratorio LSD&D (Land Surface Dynamics and Degradation) del CNR-IMAA unitamente a ricercatori delle Università della Tuscia e di Macerata, investiga la relazione tra differenti sistemi di insediamento urbano (monocentrico vs policentrico) e rischio land degradation in Italia.

340

Il policentrismo è un tratto morfologico-funzionale dei sistemi territoriali mondiali. Le regioni policentriche si caratterizzano per il fatto di non avere un unico centro urbano essendo organizzate prevalentemente in più centri con dimensioni demografiche e socio-economiche simili. Lo sviluppo policentrico è da tempo un pilastro della strategia di pianificazione e sviluppo dello spazio europeo (ESPD) in quanto considerato un prerequisito per la sostenibilità, finalizzato a promuovere una crescita decentralizzata, che possa essere spazialmente equilibrata ed efficiente, in quanto calibrata sulle specifiche esigenze territoriali.

Nell’Europa mediterranea, e in Italia in particolare, gli assetti territoriali sono probabilmente tra i più articolati e frammentati per via della millenaria antropizzazione. In queste aree, la deregolamentazione della pianificazione ha determinato che sia i sistemi “monocentrici” che quelli “policentrici” abbiano provocato impatti di vasta portata sui processi ecologici e sulla qualità delle matrici ambientali, rivelando la stretta connessione tra la pianificazione territoriale e la sostenibilità ambientale.

Attualmente, sono piuttosto limitati gli studi sul rapporto tra sviluppo monocentrico e policentrico e la crescente vulnerabilità dei paesaggi mediterranei alla land degradation (LD) a scala regionale o locale. Questo gap conoscitivo è piuttosto sorprendente, dato che lo sviluppo economico è considerato un driver della LD negli stati economicamente avanzati. Un’indagine dettagliata su questo argomento è particolarmente appropriata alla luce della lunga transizione che l’Europa meridionale sta vivendo da modelli di insediamento compatti, densi e moderatamente monocentrici a sistemi più dispersi e, talvolta, policentrici.

Sulla base di queste premesse, questo lavoro ricollega una questione ambientale critica, come il rischio LD, con le dinamiche socio-demografiche e la pianificazione territoriale in una visione integrata che copre un arco di tempo sufficientemente lungo che copre varie fasi storiche dello sviluppo economico in Italia (1960-2010). Sono state studiate le variabili socioeconomiche e ambientali per determinare se il livello di vulnerabilità alla LD fosse aumentato più rapidamente nei sistemi monocentrici o in quelli policentrici. La geografia insediativa dell’Italia si presta perfettamente a questo scopo poiché è assai variegata e contempera sistemi territoriali misti: da distretti prettamente monocentrici spesso coincidenti con grandi città come Roma e Napoli, a sistemi ampiamente differenziati e spazialmente equilibrati sia nel Nord economicamente avanzato che nel Sud prevalentemente rurale.

I risultati mostrano che nelle regioni policentriche, misure in grado di promuovere uno sviluppo spazialmente coordinato e socialmente bilanciato contribuiscono a determinare un’organizzazione territoriale più equilibrata con un positivo impatto indiretto sullo stato di conservazione del territorio. Uno sviluppo socioeconomico spazialmente bilanciato si è rivelato in parte efficace nel contenere l’aumento della vulnerabilità alla LD solo in contesti rurali dinamici soggetti a pressione antropica medio-bassa (Marche e Abruzzo nell’Italia Centrale ed alcune zone della Campania nel Sud Italia). Al contrario, se lo sviluppo policentrico si traduce in una crescita economica ad alta pressione antropica, l’impatto negativo sui processi di degrado del suolo risulta essere addirittura superiore a quello generato da uno schema di sviluppo puramente monocentrico, come avviene in larga parte del Nord Italia.

Figura 1. Distribuzione geografica dei distretti locali in Italia (in alto a sinistra) e densità di popolazione (abitanti/km2) alla stessa scala spaziale (in basso a sinistra); livello di vulnerabilità alla Land Degradation (valori tra 1 e 2) all’inizio degli anni ’60 (in alto al centro) e all’inizio degli anni 2010 (in alto a destra); distretti con vulnerabilità in aumento (nero) o in diminuzione (bianco) nel tempo tra l’inizio degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’90 (in basso al centro) e tra l’inizio degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2010 (in basso a destra). Valori più alti dei liveli di vulnerabilità alla Land Degradation sono caratterizzati da tonalità più scure

Per maggiori informazioni: Lanfredi, M., Egidi, G., Bianchini, L., & Salvati, L. One size does not fit all: A tale of polycentric development and land degradation in Italy, Ecol. Econ, 2022, 192, 107256

Iscriviti alla newsletter