Inquinamento, lo stile di vita dei ricchi produce la metà delle emissioni

L'Università di Cambridge ha definito l’élite mondiale degli inquinatori: i ricchi sono il 10% della popolazione, ma producono la metà delle emissioni

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Tutti siamo responsabili dell’inquinamento del nostro Pianeta, ma le persone più ricche inquinano più degli altri per mantenere il loro stile di vita. È quanto emerge dal rapporto “Changing our ways? Behaviour change and the climate crisis” della Cambridge Sustainability Commission on Scaling Behaviour Change, che invita esplicitamente i responsabili politici a prendere di mira l’elite degli inquinatori «Per innescare un passaggio a comportamenti più sostenibili e fornire alternative low carbon accessibili e disponibili per le famiglie più povere».

La Cambridge Sustainability Commission on Scaling Behavior Change britannica è un panel di 31 scienziati che studiano il comportamento delle persone in relazione all’ambiente e che sono state incaricate di trovare il modo più efficace per aumentare l’azione per contrastare le emissioni di carbonio.

«Mentre gli sforzi per affrontare la crisi climatica richiederanno a tutti noi di cambiare i nostri comportamenti, la responsabilità non è equamente condivisa». Le prove esaminate dalla Cambridge Sustainability Commission dimostrano che «Nel periodo 1990-2015, quasi la metà della crescita delle emissioni globali assolute è stata dovuta al 10% più ricco, con il 5% più ricco che da solo ha contribuito per oltre un terzo (37%)».

Il rapporto è l’ultimo in una lunga discussione su cosa significhi essere “equi” mentre si affronta il cambiamento climatico. I Paesi più poveri, come l’India, sostengono da sempre che dovrebbe essere consentito loro di aumentare il loro inquinamento pro capite perché è molto più basso rispetto alle emissioni delle nazioni ricche. Ed è questa la vera questione al centro dei complicati negoziati alla base del vertice sul clima della prossima settimana organizzato dal presidente Usa Joe Biden e della 26esima Conferenza delle parti dell’United Nations Framework Convention on Climate Change (COP26) che dovrebbe tenersi a novembre a Glasgow.

Mentre viene ripetuto come un mantra che siamo tutti sulla stessa barca, dal rapporto viene fuori che in realtà bisognerebbe contrastare l’“élite inquinatrice”, i cittadini più ricchi che «Per mantenere in vita l’obiettivo degli 1,5° C, devono apportare i cambiamenti più radicali ai loro stili di vita. Per raggiungere questo obiettivo, l’1% più ricco della popolazione mondiale deve ridurre le proprie emissioni di almeno 30 volte entro il 2030, mentre il 50% più povero dell’umanità potrebbe aumentare le proprie emissioni di tre volte il livello attuale».

Il rapporto dimostra che una combinazione di sforzi per ridurre drasticamente l’impronta di carbonio dei più ricchi e per costruire infrastrutture a prezzi accessibili e low carbon per alloggi, trasporti ed energia per le famiglie più povere fornisce la migliore via da seguire e sottolinea che «Lungi dall’essere approcci competitivi, i cambiamenti del comportamento individuale e il cambiamento sistemico sono collegati e possono essere positivamente auto-rinforzati».

Per la Cambridge Sustainability Commission è «necessario un cambiamento del sostenibile dei comportamenti. Se vogliamo evitare livelli pericolosi di riscaldamento globale, oltre a cambiamenti nella politica, nella fornitura di servizi e nell’innovazione tecnologica, sono necessari anche cambiamenti di vasta portata negli stili di vita».

La Rapid Transition Aliance ricorda che «Dopo un lungo periodo di abbandono, il cambiamento sostenibile del comportamento è ora considerato un elemento essenziale per raggiungere ambiziosi obiettivi climatici, con i governi che lo includono come parte delle loro iniziative di politica climatica per raggiungere il net zero entro il 2050».

La relazione della Cambridge Sustainability Commission on Scaling Behaviour Change Commissione suggerisce una serie di punti di intervento che includono misure immediate per indirizzare le élite che conducono stili di vita ad alte emissioni e per sviluppare nuove infrastrutture per rendere più facili le scelte low carbon per le famiglie povere attraverso misure mirate gli hot spot del comportamento riguardo a viaggi, energia, alloggio e cibo come: prelievi sui frequent flyer (quindi abolizioni delle facilitazioni per i passeggeri sui voli di ritorno nel Regno Unito); divieti di vendita e promozione di SUV e altri veicoli altamente inquinanti; ritorno indietro rispetto al recente annuncio del governo conservatore britannico di voler tagliare le sovvenzioni green per le case (Green Homes Grant) e per le auto elettriche; realizzare transizioni giuste sostenendo il trasporto pubblico elettrico e programmi energetici comunitari.

Ma Newell ha ribattuto in un’intervista BBC News: «Siamo totalmente a favore dei miglioramenti tecnologici e di prodotti più efficienti, ma è chiaro che è necessaria un’azione più drastica, perché le emissioni continuano a salire. Dobbiamo tagliare il consumo eccessivo e il punto migliore per iniziare è il consumo eccessivo tra le élite inquinanti che contribuiscono molto più della loro quota di emissioni di carbonio. Per affrontare il cambiamento climatico, tutti devono sentirsi parte di uno sforzo collettivo, quindi ciò significa che i ricchi devono consumare meno per dare l’esempio ai più poveri».

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