Cambiamenti climatici, gravi conseguenze su oceani e ghiacciai

Il nuovo rapporto dell'Ipcc, il comitato scientifico dell'Onu, registra gli effetti del riscaldamento globale: i mari si stanno innalzando, i ghiacci si stanno sciogliendo e interi ecosistemi sono a rischio

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I cambiamenti climatici causeranno un aumento senza precedenti delle temperature degli oceani, una maggiore acidificazione delle acque e un calo dell’ossigeno, una drastica perdita della biodiversità e fenomeni naturale come ondate di calore e cicloni sempre più frequenti. Di conseguenza, i ghiacciai si scioglieranno mettendo a rischio forniture idriche e coltivazioni.

È quanto si legge nel rapporto presentato oggi nel Principato di Monaco dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) dell’Onu. Il documento è il frutto dell’analisi di circa 7mila ricerche scientifiche e nelle sue conclusioni afferma che le conseguenze saranno disastrose ed è perciò necessario che i governi adottino misure “urgenti e ambiziose” per ridurre le emissioni.

Negli ultimi decenni gli oceani hanno subito un notevole aumento delle temperature a causa delle attività umane, con conseguenze notevoli per l’ecosistema. Il volume degli oceani si è espanso e il livello del mare si è alzato, processo al quale ha contribuito anche lo scioglimento dei ghiacci in Antartide e in Groenlandia.

Entro la fine del secolo – si legge nel rapporto – ci potrebbe essere un innalzamento fino a 1,1 metri, nel peggiore dei casi. La stima è stata quindi rivista di circa 10 centimetri rispetto ai precedenti rapporti dell’IPCC, che erano stati più cauti sullo scioglimento della calotta glaciale antartica. Una differenza di 10 centimetri potrebbe influire su una porzione ampissima delle coste più basse, lungo le quali vivono oltre 700 milioni di persone. Entro la fine del secolo molte isole potrebbero diventare inabitabili a causa dell’innalzamento dei mari, comportando migrazioni e la necessità di ricollocare svariati milioni di persone.

Oceani più caldi comporteranno anche eventi atmosferici molto più intensi ed estremi, con uragani e tifoni che potranno causare grandi inondazioni, complice anche l’innalzamento stesso dei mari lungo le aree costiere. I cambiamenti del clima interesseranno anche gli abitanti delle zone lontane dai mari, con ripercussioni sull’agricoltura e sulle altre attività produttive.

Ci saranno forti ripercussioni anche sulla biodiversità, con una diminuzione nella biomassa globale degli animali marini, nella loro produzione e nel potenziale di pesca, e un cambiamento nella composizione delle specie. I cambiamenti futuri nella criosfera sulla terraferma (i ghiacciai montani e le coperture polari) sono destinati a colpire le risorse idriche e i loro usi, come l’idroelettrico e l’agricoltura. Gli incendi si prevede che aumenteranno in modo significativo per il resto del secolo nella tundra e nelle regioni boreali, così come in alcune regioni montane.

L’unica soluzione per attenuare il problema – si legge nel rapporto – è una netta riduzione delle emissioni di anidride carbonica: devono essere ridotte del 45 per cento rispetto ai livelli attuali entro il 2030. Secondo Greenpeace, tra i primi a commentare il rapporto, “c’è bisogno quindi di un’azione politica senza precedenti per evitare che il nostro Pianeta subisca conseguenze umane, ambientali ed economiche devastanti”.

Queste le parole di Giorgia Monti, responsabile campagna Mare Greenpeace Italia, che conclude: “Lottare contro i cambiamenti climatici e rafforzare la capacità di ripresa dei nostri oceani sono azioni che devono andare di pari passo. I governi e l’industria devono adottare misure decisive per abbandonare i combustibili fossili e rimanere al di sotto di 1,5°C. Allo stesso tempo è necessario tutelare le zone più sensibili dei nostri oceani per permettere a ecosistemi chiave di recuperare e adattarsi ai drammatici cambiamenti in atto”.

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